martedì 7 aprile 2009

P.S. 2008 - Partecipazione a Coraton 2008

La città ideale: sogno o progetto realizzabile?
25, 26 e 27 Novembre 2008 
Biblioteca Comunale di Corato 

N.B. Ogni intervento è stato introdotto dalla lettura&presentazione di un libro.

25 Novembre
Qualità urbane e qualità del costruito: I sensi dell’architettura.
Arch. Antonella Varesano. 


Il libro: Le città invisibili di Italo Calvino

26 Novembre 

Architettura di pietra: un ideale mediterraneo 

Arch. Giuseppe Fallacara 

Il libro: Buoni edifici, meravigliose rovine. Louis I. Kahn e il mestiere dell'architettura di Nicola Braghieri


27 Novembre
“r’ casidd: un rifugio ideale” 

Arch. Grazia Maria Roberto.
Il libro: Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar

La "città ideale" di Coraton nei progetti di tre architetti
Fonte: coratolive.it
Come raccontato nell'articolo di presentazione di ieri, ad inaugurare l'edizione 2008 della maratona benefica Coraton, saranno tre incontri con altrettanti architetti in cui si discuterà concretamente della "città ideale".

Una novità assoluta per questa manifestazione che si pone l'obiettivo di rispondere con elementi concreti alla realizzazione del progetto Coraton parlando di qualità urbane, qualità del costruito, architettura di pietra e del rifugio ideale delle "casidd". Perchè anche il punto di vista strutturale di una costruzione deve riflettere un'idea etica. 
Gli incontri si svolgeranno nelle serate di oggi, domani e giovedì, sempre alle 18.30 presso la Biblioteca Comunale e vedranno protagonisti gli architetti Antonella Varesano, Giuseppe Fallacara e Grazia Maria Roberto.
Nel primo incontro di questa sera Antonella Varesano parlerà di "qualità urbana e qualità del costruito: i sensi dell’Architettura".

«In tempi in cui c’è grande bisogno di “senso” - anticipa l'architetto Varesano - è importante soffermarsi a riflettere su quali potrebbero essere, per noi, le caratteristiche di una città ideale... e se questa è solo un sogno o un progetto realizzabile.
Ogni contesto sociale, culturale ed economico, con i propri valori, ha definito di volta in volta criteri di qualità urbana differenti. 
In tutte le civiltà del passato la città, attraverso l’Architettura, era modellata dal rapporto con l’ambiente circostante, con la natura; oggi l’ambiente è solo un ostacolo all’incredibile accelerazione delle trasformazioni prodotte dall’uomo. 

L’architettura, d’altronde, è sempre più autorappresentativa ma avulsa dal contesto ambientale, disinteressata al rapporto con l’acqua, i venti, il soleggiamento, l’orografia del terreno.
D'altronde “una casa non deve essere su una collina o su un qualsiasi altro luogo. Deve essere della collina, appartenerle, in modo tale che collina e casa possano vivere insieme, ciascuna delle due più felice per merito dell’altra”. (Frank Lloyd Wright).
Ecco perché ad un certo punto si è sentito il bisogno di parlare di bioarchitettura, di bioedilizia o, meglio, di architettura bio-eco-logica: architettura ed edilizia per la vita.
L’architettura o è per l’uomo, (e quindi sostenibile) o non è architettura... ma solo mercificazione di nuovi prodotti.
L’architettura non è solo realizzazione di un ambiente funzionale ma è una vera e propria “arte sociale” che ha la possibilità di far riflettere, informare, educare e trasformare; un’architettura, quindi, che deve essere capace di influenzare il cambiamento sociale e rispondere positivamente alla crisi ambientale ed economica in corso». 
Domani sera sarà invece la volta dell'architetto Giuseppe Fallacara, ricercatore Universitario presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Bari, Professore di Progettazione Stereotomica, autore di numerosi articoli e monografie sull’aggiornamento tecnico della costruzione in pietra da taglio e visiting professor in diverse università italiane ed estere (Budapest, Parigi, Madrid, Washington). 

Con lui si parlerà di architettura di pietra: riflessioni e progetti in corso.
Nell'incontro conclusivo di giovedì invece relatrice sarà l'architetto 
Grazia Maria Roberto.
«La città ideale - spiega l'architetto Roberto - fa da sfondo al "rifugio ideale" che vi presenteremo. 

Questo rifugio in realtà non è in città, ma immerso nel paesaggio dell’Alta Murgia e creato in modo tale da ospitare il proprietario tutte le volte che voglia fuggire dalla città, quella che ha veramente poco di “ideale”. 

Vi esporremo il progetto corredato da quegli aneddoti che hanno accompagnato la redazione dello stesso e che ancora caratterizzano lo svolgersi del cantiere».


I libri, gli autori

Le città invisibili di Italo Calvino ed. Mondadori

"Che cos'è oggi la città per noi? Penso d'aver scritto qualcosa come un ultimo poema d'amore alle città, nel momento in cui diventa sempre più difficile viverle come città." (Da una conferenza di Calvino tenuta a New York nel 1983) Città reali scomposte e trasformate in chiave onirica, e città diaboliche e surreali che diventano archetipi moderni di un testo narrativo altamente poetico.

Italo Calvino (1923-1985), di origine ligure, è nato a Santiago de Las Vegas, a Cuba, e ha vissuto lungamente a Parigi. È stato per molti anni collaboratore della casa editrice Einaudi, in qualità di redattore e poi di consulente. Tra i suoi libri ricordiamo quelli ispirati all'esperienza della guerra e della lotta partigiana Il sentiero dei nidi di ragno, Ultimo venne il corvo e L'entrata in guerra, la raccolta delle Fiabe italiane, i racconti del periodo torinese La speculazione edilizia, La nuvola di smog, La formica argentina, La giornata di uno scrutatore, e le opere dalla struttura narrativa particolarmente originale, come le Cosmicomiche, Ti con zero, Le città invisibili, Il castello dei destini incrociati, Se una notte d'inverno un viaggiatore, Palomar. Nella vasta produzione dell'autore, un posto a parte spetta alla trilogia I nostri antenati, scritta tra il 1952 e il 1959 e pubblicata da Mondadori (2006). Bibliografia

 My Architect. Alla ricerca di Louis Kahn un film di Nathaniel Kahn + il libro di Nicola Braghieri Buoni edifici, magnifiche rovine. Louis I. Kahn e il mestiere dell'architettura ed. Feltrinelli
DVD + libro. 

Mentre un figlio (illegittimo) cerca suo padre, tentando di comprendere le ragioni di un abbandono, noi spettatori scopriamo la vita e la potenza creatrice dell'architetto Louis Kahn, uno dei più grandi artisti del Ventesimo secolo. Nomination all’Oscar come miglior documentario nel 2004. Nominato agli Indipendent Spirit Awards 2004. Premio a Nathaniel Kahn al Director's Guild of America 2004. Insieme al DVD il libro Buoni edifici, meravigliose rovine. Louis I. Kahn e il mestiere dell'architettura di Nicola Braghieri.
Il film
My Architect è una storia d’amore, tradimento e perdono, un’esplorazione unica nel mondo dell’architettura. Un figlio intraprende un viaggio, che durerà cinque anni e toccherà cinque continenti, per ritrovare le tracce di suo padre. Ma il padre, morto quando il regista aveva appena 11 anni, non è un personaggio qualsiasi: è Louis Khan, da molti considerato il più grande architetto del Dopoguerra.
Approfondimento
Secondo i più importanti storici dell’architettura, Louis Kahn è stato il più influente architetto della seconda metà del Ventesimo secolo. Tutti i grandi architetti contemporanei descrivono il suo lavoro come “fondamentale e formativo”. Figlio di rifugiati ebrei, dopo un’infanzia poverissima negli Stati Uniti, Khan divenne architetto e creò in tutto il mondo alcuni affascinanti edifici e interi quartieri, creature “spirituali” fatte di luce, mattoni, cemento ed acqua che, come è stato scritto, “hanno cambiato la nostra vita e il nostro modo di vivere lo spazio”.
Ma se la vita pubblica di Khan fu costellata di successi e riconoscimenti internazionali, la sua vita privata fu assai più catastrofica e contraddittoria. Sposato per decenni con la stessa donna, ebbe due figli illegittimi da due diverse relazioni al di fuori del matrimonio.
Il regista del film, Nathaniel, il figlio avuto dall’ultima amante, ricorda i meravigliosi racconti che, bambino, ascoltava da suo padre: l’India misteriosa, tigri, briganti e foreste. Ma ricorda anche il dolore perpetuo dell’abbandono: suo padre che saliva in macchina per tornare, ogni sera, dalla sua “vera” e legittima famiglia. Per anni, Nathaniel ascoltava suo padre promettere, che sì, un giorno, appena fosse stato possibile, avrebbe finalmente riunito le sue tre famiglie in un’unica casa. Ma nel 1974 Louis Khan morì improvvisamente, carico di debiti, lasciando dietro di sé dolore, rimpianto, rabbia.
My Architect è una ricerca personale, ma descrive con sguardo cinematografico unico i lavori e gli edifici progettati da Khan, incontra i suoi colleghi, i suoi studenti, la moglie, i figli. Si passa dai sotterranei della Penn Station a New York, a Dhaka, in Bangladesh, dall’India a Gerusalemme.
Da questo viaggio Nathaniel, bambino quando Louis morì, cerca di ricostruire la figura di un padre geniale, ispirato, bizzarro, ma allo stesso tempo dolorosamente lontano, scontrandosi con una realtà di abbandono non semplice da accettare.
www.myarchitectfilm.com


Memorie di Adriano. Seguite da Taccuini di appunti di Marguerite Yourcenar, curatore Storoni Mazzolani L., ed. Einaudi  (collana Super ET)

In sintesi
«Mi sentivo responsabile della bellezza del mondo», dice di sé Adriano, questo personaggio cosí raffinatamente calato nella sua epoca, eppure cosí vicino al tormento di ogni uomo, di ogni tempo, nell'accanita ricerca di un accordo tra felicità e logica, tra intelligenza e fato.
Il capolavoro di Marguerite Yourcenar unisce al cesello perfetto della ricostruzione storica il coraggio di presentare a tutto tondo un grand'uomo, l'altezza del suo pensiero, la disponibilità intellettuale, le intuizioni profetiche, donandoci non già un saggio erudito, ma un libro dei giorni nostri, e dei giorni a venire. Perché, come ha scritto la Yourcenar, «non siamo i soli a guardare in faccia un avvenire inesorabile».
I taccuini di appunti dell'autrice (annotazioni di studio, lampi di autobiografia, ricordi, vicissitudini della scrittura) perfezionano la conoscenza di un'opera che fu pensata, composta, smarrita, corretta per quasi un trentennio. La nota della traduttrice, Lidia Storoni Mazzolani, ci regala la storia di un'amicizia nata lavorando insieme alla versione italiana. 

Marguerite Yourcenar  
Nata a Bruxelles nel 1903 da padre francese e madre belga, Marguerite de Crayencour ha cominciato a pubblicare poesie e brevi prose nel 121, firmando con lo pseudonimo di Marguerite Yourcenar, anagramma del suo vero nome. Il suo primo romanzo, Alexis o il trattato della lotta vana, è del 1929. Seguono anni di viaggi in Europa e negli Stati Uniti, paese in cui si trasferisce nel 1939. torna negli anni '50, pubblica Memorie di Adriano, considerato il suo capolavoro, che Einaudi traduce nel 1963. Nel 1974 pubblica il primo volume della storia della sua famiglia, Care memorie, di cui Archivi del Nord costituisce il seguito cronologico. Nel 1981 viene eletta, prima e unica donna, tra gli «Immortali» dell'«Académie Française», che peraltro non frequenta, continuando ad alternare i suoi viaggi con lunghi soggiorni a Mount Desert, sulla costa atlantica degli Stati Uniti, dove ha la sua casa, e dove si spegne il 17 dicembre 1987. Aveva appena terminato il terzo capitolo dell'autobiografia famigliare, Quoi? L'Éternité?, uscito sempre presso Einaudi, che ha anche tradotto un volume di racconti, Come l'acqua che scorre, e due raccolte di saggi, Il Tempo, grande scultore e Pellegrina e straniera. Ricordiamo inoltre una ricchissima biografia scritta da Josyane Savigneau: L'invenzionedi una vita: Marguerite Yourcenar. Bibliografia

giovedì 19 febbraio 2009

creaAZIONE favolosa



La Costituzione raccontata ai bambini
di
Flavia Ferrante

Art. 16: Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza.
Ogni cittadino è libero di uscire dal territorio della Repubblica e di rientrarvi, salvo gli obblighi di legge.

Art. 17: i cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz'armi.
Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica.

Art. 18: i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale. Sono proibite le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare. 

Questi gli articoli della costituzione, rivisitati da Anna Sarfatti nel suo “La costituzione raccontata ai bambini", che hanno ispirato la creazione del grande libro puzzle illustrato durante il laboratorio (organizzato dai Presidi del Libro di Corato)di “creAzione favolosa”  tenuto nei giorni scorsi presso la biblioteca comunale dall'illustratrice per l’infanzia Manuela Trimboli.
L’iniziativa, promossa dalla Regione Puglia assessorato al Mediterraneo in collaborazione con l'associazione dei Presidi del Libro, ha visto soprattutto nel pomeriggio di venerdì 19, la partecipazione di molti bambini dai nove agli undici anni che, con la collaborazione e l’entusiasmo tipici dell’infanzia, hanno seguito le indicazioni di Manuela Trimboli, divertendosi con i colori e con le nuove tecniche insegnategli.
Una “costituzione” costruita pezzo per pezzo, e soprattutto con impegno e vivacità, questo il risultato dell’iniziativa.
Un risultato che dovrebbe far riflettere i più grandi in un’ epoca di individualismo, in un’epoca in cui i cittadini si riuniscono di rado e in un’epoca in cui la collaborazione e l’entusiasmo sembrano carateristiche inutili e infantili, un laboratorio che dovrebbe insegnare agli adulti che dai bambini si ha sempre molto da imparare...
28 dicembre 2008

IL LIBRO
Ascolta i NON DEVI, bambino,
ascolta i NON C'E',
ascolta i NON PUOI,
gli IMPOSSIBILE, i MACCHE',
ascolta i NON SOGNARTI,
ma dopo ascoltami un po':
tutto può succedere, bambino,
TUTTO si può.
Shel Silverstein, Strada con uscita, Salani 1994
La Costituzione raccontata ai bambini di Anna Sarfatti, disegni di Serena Riglietti, ed. Mondadori 2006

- Immagina le parole della Costituzione, tutte schierate nei loro 139 articoli, rompere le righe e mettersi a giocare. Ecco che ogni articolo diventerebbe una filastrocca, una rima. L'articolo 1 reciterebbe così: "Democrazia vuol dire Popolo che decide - Che pensa, sceglie, elegge - Chi sono le sue guide". E il bambino risponderebbe: "Noi a scuola usiamo la votazione - Per scegliere il gioco di ricreazione!" -

Anna Sarfatti insegna nella scuola elementare, è autrice di libri per l’infanzia, traduttrice delle opere di Theodor Seuss Geisel, uno dei massimi rappresentanti americani della letteratura per l'infanzia. Bibliografia

N.B. LA PRESENTAZIONE DI TERESA MATTEI RENDE QUESTO LIBRO PREZIOSISSIMO!

TERESA MATTEI CHI?!
Teresa Mattei
"La ragazza del Novecento"
di 
Claudia Riconda, la Repubblica, 30-05-2006

«CHI ero a 25 anni? 
Una ragazzina che per la foto con De Nicola alla consegna della Costituzione aveva addosso il vestito di sua madre e le scarpe scalcagnate».

E´ ancora lei. Anche se oggi è una signora di 85 anni con una vita che è materia di tesi di laurea, Teresa Mattei sarà per sempre quella ragazza del Novecento.
La partigiana Chicchi, ribelle, fedele a se stessa e ai valori per cui ha sempre lottato.
La giustizia e la libertà. «I valori su cui dovrebbe essere fondata la nostra Repubblica».
Già madre a 25 anni, anzi Madre: la Costituzione l´ha scritta lei.
La più giovane deputata italiana alla Costituente, la «ragazzina» di Montecitorio.
Una delle tre donne ancora in vita delle ventuno che fecero parte di quell´Assemblea, l´unica degli eletti in Toscana che può ancora raccontare quel 2 giugno del 1946: «Fu un giorno emozionante per tutte le donne italiane che votarono per la prima volta, e per me. 
Ero candidata per il Pci nel collegio di Firenze e Pistoia, ma non votai per me stessa.
Mi sembrava una cosa vergognosa: sentivo di prendere il posto di chi valeva più di me, di chi era morto per liberare il nostro paese.
Votai per Giuseppe Rossi, un operaio diventato intellettuale in galera».
Teresa Mattei, che ieri ha tenuto la sua orazione civile nel consiglio straordinario che la Provincia ha dedicato ai sessant´anni dal voto alle donne, ha consegnato la sua vita all´Italia. 
L´ha fatto a vent´anni, come partigiana gappista, per liberare il paese e Firenze dai nazifascisti, e lo fa ancora oggi, girando di scuola in scuola, di città in città, per salvare l´Italia da quello che lei definisce «un orrendo attentato alla nostra Costituzione: l´efferata legge di riforma che a giugno abrogheremo con il referendum.
La Costituzione va difesa con le unghie e con i denti: non deve essere modificata, va solo applicata. 
Se i principi di parità e uguaglianza lì sanciti fossero stati applicati, forse oggi sarebbero le donne a governare questo paese».
Un voto, quello di sessant´anni fa, figlio del contributo decisivo delle donne alla Resistenza. «Quel voto ce lo siamo conquistate. 
Nessuna Resistenza sarebbe potuta essere senza le donne.
Si dice che furono poche le partigiane, ma non è vero: ogni donna che io ho incontrato in quel periodo era una partigiana.
Per aver diviso a metà una patata con chi aveva fame, aver svuotato gli armadi per vestire i disertori, aver rischiato la vita tenendo in soffitta profughi o ebrei.
Era quella la vera Resistenza. 
Io ho combattuto, ma certo non mi divertivo a far saltare i treni o altre cose.
La violenza dei tedeschi l´ho pagata sulla mia pelle di donna».

Cosa volesse dire, allora, diventare cittadine non è facile da capire oggi. 
«Significava acquisire una parte di quella sovranità che spettava a tutti. Ogni cittadino era sovrano, libero di realizzare un suo progetto di vita. Le donne non ne furono pienamente consapevoli, ma sentivano che quel potere spettava anche a loro. 
Avevano patito troppe ingiustizie. In guerra avevano guidato treni, fatto le postine, poi finita la guerra erano state rimandate a casa. In campagna elettorale per la Costituente parlai con le infermiere di Careggi: mi confessarono che erano tutte ragazze madri perché le leggi fasciste impedivano loro di sposarsi e di riconoscere i figli».
Da partigiana a candidata per il Pci alla Costituente. Fu Togliatti, segretario del partito, a dire: Teresa Mattei la voglio a Roma. 
«Il partito mi mise in mano un foglietto: tieni, i comizi li fai su questi argomenti. Io mi ribellai: no, dissi, io non seguo ordini.
Voglio essere una ragazza che dice quello che sente, racconterò la verità della vita. 
Parlavo alle donne di uguaglianza, di accesso paritario, libertà di studiare. E le donne cominciavano a crederci. La guerra, svuotando le case, le aveva lasciate sole a gestire tutto: era stata la guerra a renderle responsabili».
Alla Costituente furono elette 21 donne su 556 deputati.
L´accoglienza a Montecitorio fu un misto di paternalismo, dileggio, stima. 
«Imbarazzo, soprattutto. E interesse per le più giovani e carine, tutto un chiedere con chi erano state a letto per essersi potute guadagnare quel posto.
Un´atmosfera non troppo diversa da oggi se Rosi Bindi si deve sentire offendere in quel modo becero. 
Un giorno alla Costituente feci un discorso sulla parità di accesso in magistratura. Si alzò un deputato liberale: signorina, mi disse, non onorevole ma disse proprio signorina, ma lei lo sa che in certi giorni del mese le donne non ragionano?
E io gli risposi: ci sono uomini che non ragionano tutti i giorni del mese. C´era, insomma, uno spirito maschilista che si ribellava alle avanguardie di un esercito che sospettavano terribile».
Sei ministri donne nel governo Prodi, di cui cinque senza portafoglio, le avanguardie sono rimaste tali.
«Nemmeno un terzo di quanto è stato sancito dalla Costituzione si è realizzato. 
All´epoca eravamo convinte che quelle leggi sulla parità sarebbero entrate subito in vigore, ma sono rimasti principi sulla carta.
Nonostante mi fossi battuta per far inserire nel secondo comma dell'articolo tre quella formula "di fatto"».
Si deve proprio a Teresa Mattei se quel comma fu poi così definitivamente formulato: è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.«Era un bel proclama, ma mancava quell´immissione di concretezza.
E proposi quel "di fatto": fu accettato, non senza qualche alzata di sopracciglia. Solo una donna poteva avere quell'accortezza».


domenica 7 dicembre 2008

creAzione favolosa!


Manuela Trimboli dice di sè (fonte: myspace.com): - illustratrice per l'infanzia e costruttrice di pupazzi ed oggetti di scena per teatro di figura. "Cerco di creare e mantenere magicamente sempre unito quel sottile filo che c'è tra l'illustrazione per l'infanzia ed il teatro di figura. Alcuni dei personaggi che illustro, poi nascono tridimensionalmente dalle mie mani. Ed ogni volta è come se mi buttassi giù dal tunnel, come il coniglio di Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carrol. Do forma e colore ai miei lavori e progetti,attraverso uno stile che cerca di definirsi sempre di più, profondamente permeato di colori, segni, luoghi, personaggi della mia terra, che mi porto e dai quali traggo insegnamenti. Ogni volta che inizio un lavoro, un progetto, mi dico e mi ripeto una frase che una persona molto importante nel mio percorso artistico mi ha svelato piano piano, attraverso quella che poi è diventata la mia strada professionale. Collodi docet: Ascolta il cuore ed usa il cervello!" -

ANNUNCIAZIONE&DICHIARAZIONE D'INTENTI

N.B.
In tutti questi anni il presidio di Corato non si è limitato a presentare dei libri (attività svolta egregiamente dalle due librerie della città e da altre associazioni), ma ha usato questi ultimi come strumentI di riappropriazione e socializzazione di spazi pubblici e di beni comuni che i cittadini percepiscono erroneamente come "proprietà" delle amministrazioni di turno.
SI TRATTA INVECE DI LUOGHI CHE CI APPARTENGONO E CHE DOBBIAMO RIVENDICARE "ABITANDOLI".

A partire dal 9 dicembre intendiamo prendere "d'assalto" la Biblioteca Comunale e trasformarla nel centro di una rete estesa a tutto il paese.
Perché diamo tanta importanza alle biblioteche?
Perché La biblioteca è un luogo “politico”.
E’ un luogo simbolico in cui le linee politiche, gli orizzonti politici di questa o quella amministrazione si fanno evidenti se per lettura intendiamo l’esercizio del pensiero critico, della creatività e della cittadinanza attiva.
La biblioteca diventerà un laboratorio di cittadinanza attiva. Sarà il segno tangibile dell’esistenza della possibilità di agire in prima persona in tutela di un bene comune anche attraverso piccoli gesti.

1 po' di storia 2005-2006


Dal 2005 al 2006 abbiamo caparbiamente "liberato" dei libri sulla BariNord.

I libri con le ali
La performance consisteva nel "liberare" dei libri sulla Bari-Nord assieme a dei palloncini colorati (tanto per attirare l'attenzione). I libri sono stati impacchettati come se si trattasse di un dono.
In più ho pensato di aggiungere delle alucce (di pollo...io le chiamo così). Il risultato non mi dispiace anche se il tutto deve essere migliorato. Per il futuro in tutti i nostri bookcrossing i libri avranno le ali.
Com'è andata? Bene direi (a parte il mio imbarazzo). Le persone erano sorprese. L'esperienza mi ha ricordato la ragione che mi spinge a voler fare questo lavoro: è emozionante regalare meraviglia
laddove nessuno se l'aspetta. E' sorprendente come un piccolo, minutissimo, dettaglio possa stravolgere anche i luoghi più anonimi e usuali e colorare anche il viaggio più routinario.


sabato 6 dicembre 2008

CINQUE NOMI PER DIRE LIBERIA

27 novembre 2008 - Cinque nomi per dire Liberia
Incontro con Padre Mauro Armanino
Cinque nomi per dire Liberia di Mauro Armanino, ed. EMI 2008
Raccomando vivamente questo scritto, non foss’altro perché esprime la voglia di riscatto di un popolo, ancora oggi dimenticato per anni da tutto e da tutti. Lungi da ogni retorica, una straordinaria lezione di vita per credenti e non credenti, all’insegna del Vangelo.
(dalla presentazione di p. Giulio Albanese, primo direttore della MISNA)
La Liberia, Paese dell’Africa occidentale, ha le seguenti caratteristiche: la popolazione è di 3.452.277 abitanti, la superficie è di 111.370 kmq, la capitale è Monrovia. Stremato da tanti anni di conflitto, il Paese sta tentando di risorgere dalle macerie con coraggio e speranza.
Mauro Armanino missionario della SMA (Società Missioni Africane), genovese, ha vissuto esperienze in vari Paesi tra l’Africa e il sud America. Ama il sud, con le sue ricchezze e contraddizioni, ma anche le difficoltà di cercare la via della pace. Recentemente padre Mauro ha vissuto e operato in Liberia, Paese africano dilaniato dalla guerra. Attualmente risiede nella comunità SMA di Genova. Bibliografia

La Liberia raccontata da Padre Mauro Armanino
Un viaggio interessante e sorprendente, perché Padre Armanino riesce a scovare all’interno di una realtà difficile, aspetti come la prospettiva, la dolcezza, la sorpresa, il regalo, il miracolo.
di Pierluigi Diaferia
“Ho scritto questo libro perché sono stato scritto dalla gente”. 

Ha esordito così Padre Mauro Armanino, missionario della SMA che opera soprattutto tra l’Africa ed il Sud America, e che ha dedicato gli ultimi anni della sua attività missionaria in Liberia. 

Nell’incontro organizzato dalla Caritas cittadina, Legambiente Corato, Noi ragazzi del Mondo, Ricomincio da te, Cristiani in dialogo, i Presidi del libro e l'AVO, Padre Mauro Armanino ha presentato il suo libro intitolato “Cinque nomi per dire Liberia”, un viaggio all’interno di uno dei Paesi più martoriati del continente africano, raccontato attraverso ciò che l’autore ha osservato ed annotato durante la sua missione. 

Un viaggio interessante e sorprendente, perché Padre Armanino riesce a scovare all’interno di una realtà difficile, aspetti come la prospettiva, la dolcezza, la sorpresa, il regalo, il miracolo. 

L’autore non si limita a descrivere la Liberia e l’esperienza da missionario, ma si muove su più campi: dall’immigrazione alla guerra, passando per l’economia che egli stesso definisce “selvaggia”.
Racconta anche di essere rimasto impressionato dalla visione distorta che si ha dei clandestini, “definiti talvolta nuovi barbari”, e si domanda in maniera polemica “Come può la carta d’identità, un foglio di carta, dare dignità ad una persona? E’ inaccettabile – continua – che ci sia gente che viene arrestata per quello che è e non per quello che fa”. 

Continua Padre Armanini: “Spesso in maniera errata dividiamo il mondo in buoni e cattivi, e ci sorprendiamo quando vediamo venire gli extracomunitari in Italia. Ci dimentichiamo però della guerra, e che guerra significa gente che fugge; la stessa guerra voluta dai Paesi ricchi che sono mossi da forti interessi economici”. 

Alla fine, però, resta viva la speranza: “Anche quando dominano la paura e l’insicurezza, ripeto che lascerò la Liberia solo quando ci sarà la pace”. 

Un messaggio di speranza che viene ribadito da Padre Vito Girotti, missionario attivo in Costa d’Avorio nell’accoglienza dei rifugiati liberiani: “Nonostante le sofferenze e le difficoltà, lì non mancano mai i sorrisi”. 

L’incontro si conclude con le parole di Don Cataldo Bevilacqua che ricorda: “L’impegno del cristiano non può limitarsi alla preghiera o alla frequentazione della chiesa, ma bisogna compiere la missione sporcandosi le mani, come voleva Cristo”.
Fonte: coratolive.it

Per saperne di più:

Interviste a Padre Mauro Armanino




Lettere Liberiane
DAI DIAMANTI NON NASCE NIENTE…
…” Dal letame nascono i fior“…, De Andrè cantava che in Via del Campo c’è una graziosa…
Ma non è vero che dai diamanti non nasce niente. Dai diamanti nascono e prosperano e continuano le guerre in Africa e si commerciano le armi per accaparrare zone e pagare soldati ( mercenari ) per proteggere il commercio degli stessi.
Embargo e armi
L’ultimo rapporto del Comitato delle Nazioni Unite sulla Liberia evidenzia il non rispetto dell’embargo sulle armi e il non rispetto del popolo.
Tonnellate di legname vengono esportate senza che i cittadini possano dire o fare qualcosa: tutte le -foreste sono state nazionalizzate e i proventi dell'accordo con la United Logging Company e la Oriental Timber Company. (rapporto n° 31-34)
I diamanti (che finiscono per buona parte ad Anversa) favoriscono la corruzione e l’uso strumentale dei soldi senza nessun apporto produttivo.
La recente lettera pastorale del Vescovo di Monrovia, Michael Francis, ha suscitato concitate reazioni di alcuni membri del Governo di Charles Taylor.
Corruzione, menzogne, ingiustizie
Francis sottolinea che la corruzione attraversa la società liberiana in tre segmenti: corruzione sessuale, menzogne e delusioni, ingiustizia.
L’impunità e la menzogna sembrano prevalere sulla Liberia post-guerra civile. D’altra parte è risaputo che le conseguenze delle guerre civili e dittature si evidenziano DOPO questi regimi. (l’esempio dell’Argentina è assai eloquente…).
E poi è la PAURA quella che sembra predominare in questo particolare momento. Magari questa è una caratteristica del nostro mondo…come ricordava Eduardo Galeano…”la paura globale”, el miedo global…ci accompagna e le torri che cadono e la possibilità di saltare in aria ad ogni momento ed in ogni luogo, accompagnano il nostro quotidiano timore.
Promesse quasi mai mantenute
In esilio nella propria terra e forse la patria, come sempre, è Altrove, Tempo di esilio perché la nostra terra, che è la LIBERIA, quasi mai mantiene ciò che promette.
“ Dal letame nascono i fior “.
E’ l’altro versante dei diamanti e sarebbe fuorviante immaginare il letame con romanticismo. La convinzione biblica è che SOLO da situazioni perdute, fragili e sconfitte nascono i fiori, cioè le speranze e le utopie del futuro. Siamo in esilio, ma dall’esilio nasce forse il desiderio più forte che mai avremmo potuto inventare in patria. La Liberia, persa nella cartina geografica e solo fonte di diamanti e problemi per il proprio popolo, può diventare una stella.
Solitaria come le stelle e pronta a scomparire non appena la luce del giorno appare.
Mauro Armanino, Monrovia - Liberia
Fonte:
 www.erga.it/sma

1 po' di storia - attività del 2008

gennaio - Lunari di Puglia 

Incontro con Vittorio Stagnani 

Lunari di Puglia di Lavermicocca Nino, Maurogiovanni Vito, Stagnani Vittorio, ed. Progedit 2006

I lunari erano una volta, per i nostri nonni, uno strumento utile per segnare e scandire attraverso le fasi della luna il ritmo delle feste e del lavoro, dei piaceri e dell'impegno. Oggi, possiamo chiamare "Lunari" quegli scrigni preziosi di notizie, fatti e curiosità che attingono a piene mani e restituiscono la sapienza, la cultura, le tradizioni e il gusto di un popolo e di una terra. "Lunari di Puglia" presenta la Puglia che non conosciamo: un percorso ragionato e puntuale tra la flora e la fauna, i prodotti tipici, i sapori e la gastronomia, ma anche una visita ai suoi santi, un itinerario tra masserie, musei e cattedrali, feste, sagre e tradizioni, che si snoda mese per mese illustrando i mille volti e le atmosfere sempre diverse di questa regione. Per scrivere i Lunari di Puglia, giorno per giorno, hanno mescolato i loro saperi tre diversi scrittori: Vito Maurogiovanni, profondo conoscitore del "come eravamo", Nino Lavermicocca, saggista e studioso di arte e di storia, Vittorio Stagnani, giornalista ed esperto di tradizioni e gastronomia, il quale impreziosisce il volume dei suoi acquerelli.

Vittorio Stagnani (Roma 1942), giornalista e scrittore, collabora a “La Gazzetta del Mezzogiorno” e a diverse altre testate. Ha scritto "Cucina vecchi buoni piatti di Puglia e Lucania" (Bari 2004), "Sotto schiaffo. Storie di usura" (Bari 2005), "Lunari di Puglia" (Bari 2006, con Vito Maurogiovanni e Nino Lavermicocca). Bibliografia


28 marzo - Contro natura. Una lettera al Papa

Incontro con Francesco Remotti 

Contro natura. Una lettera al Papa di Francesco Remotti, ed. Laterza 2008

In breve (fonte: laterza.it) Per la Chiesa cattolica la natura umana è una, stabile e permanente. Ma esiste una norma e chi la stabilisce? Un antropologo affronta e discute una concezione univoca, rocciosa, imperiosa dell’essere uomini.

Natura e ‘contro natura’, giusto e sbagliato. Chi vuole l’assoluto e chi si accontenta del relativo. Chi cerca un modello universale e chi persegue il riconoscimento delle differenze. In queste pagine, due mondi a confronto, quello del dogma e delle certezze e quello della scienza che interpreta il vivere degli uomini in società e coltiva l’ambizione di conoscerlo da vicino.
«Santità, come molti altri cittadini italiani e del mondo, seguo con attenzione le manifestazioni del Suo pensiero in merito ai molti problemi che caratterizzano il nostro tempo. Le analisi e le riflessioni che verranno esposte nelle diverse parti di questo libro cercano di rispondere alla ‘sfida’ che Lei ha lanciato con i suoi attacchi contro il relativismo culturale, le unioni gay e tutto ciò che Lei ritiene essere ‘contro natura’. Avranno se non altro il merito di porre alla prova la proponibilità di un sapere che fa della molteplicitàirriducibile delle soluzioni umane il suo interesse principale e il suo punto di forza.»

Francesco Remotti è ordinario di Antropologia culturale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino. I suoi interessi riguardano la teoria della ricerca antropologica (Noi, primitivi. Lo specchio dell’antropologia, Torino 1990), la riflessione sui processi antropo-poietici (Forme di umanità, Milano 2002) e, più recentemente, temi tanatologici (Morte e trasformazione dei corpi, Milano 2006). Svolge ricerche etnografiche presso i BaNande del Nord Kivu (Repubblica Democratica del Congo) e ricerche etnostoriche sui regni precoloniali dell’Africa equatoriale. Bibliografia


3 aprile Americane avventurose

2 incontri (uno con i ragazzi dell'Istituto Statale d'Arte di Corato e l'altro nella libreria Anima Mundi) con Cristina De Stefano 

Americane avventurose di Cristina De Stefano ed. Adelphi 2007

Recensione di Silvia Giuberti tratta da ilsole24.com 

Essere donna -in una storia qualsiasi- è avventura. Imposta straordinaria e particolarmente gravosa del tratto finale di un'evoluzione umana che ha aperto in un ventaglio di ruoli la creatura femminile. Avventura di stile e tormento, di fascino e discrezione. Di fedeltà -anche se adultera, grintosa, rivoluzionaria, depressa- a una femminilità che è sempre gioco doloroso di incontri, amori e indipendenza.

Ci sono grandi uomini, le cui vite pesano come pietre miliari sul tragitto della storia. Ma le donne leggendarie -eroine, pioniere, bellezze- non finiscono di stupire e affascinare per "la grazia della leggerezza".
Cristina De Stefano, giornalista e scrittrice, ne ha messe venti in ordine alfabetico. Americane del ventesimo secolo. Divine e distanti nel bianco e nero tecnico di scatti d'autore. E in quello anagrafico di date di nascita e morte. Eppure vive. Mosse, sgranate, sfocate nelle turbolenze, sconfitte, e infelicità emblematiche. A fuoco -e fiamme- nella determinazione, nella passione imperativa e insolente.
L'autrice stessa ha composto la sua personale avventura: restituire in vibrante sintesi, da "una massa eterogenea di libri, articoli e interviste", eventi e sostanza di vite sconfinate. Con taglio giornalistico e incalzante, eppure attento al mistero che si svela nei fatti. Puntuale nella scenografia dei tempi: quei decenni del Novecento fatti di guerre e grattacieli, di appartamenti alla moda e campagne ambientaliste, di cinema e salotti, di lusso e sesso, tra genio pionieristico e società da destare.
Un manuale di sopravvivenza per l'anima di donna, dove il vivere sopra le righe riconduce, tuttavia, alla scansione di un alfabeto per tutte cruciale: amore, famiglia, figli, lavoro, solitudine, uomini.
Dalla A di
Abbott -Berenice, che fotografò ogni angolo di New York così come campi magnetici, bolle di sapone e correnti d'aria, tagliando i capelli alla maschietta e il romanticismo nuziale: "Il matrimonio è la fine per una donna che vuole fare il suo lavoro. E' buono solo per gli uomini"- alla W di West -la tuttacurve Mae, antesignana bad girl che portò il sesso a Hollywood come "qualcosa di cui bisogna saper ridere" e appuntò pillole di metodica ironia in una quantità di testi e brogliacci, elogio della forza che ogni donna dovrebbe avere, "sia nella bontà sia nella cattiveria"-, i brevi capitoli ritagliano silhouettes dinamiche e eleganti.
Abile, la De Stefano, nell'introdurre in poche righe d'apertura un destino. E nel rendere racconto vitale anche la morte -incredibilmente narrativa e consequenziale- di ogni sua eroina. "Un tipo antropologico ben definito" e coerente, che insegue una meta e ne fa percorso. Mentre i successi si alternano ai fallimenti, la povertà alla ricchezza, la bellezza al decadimento. E le fedi nuziali si infilano e sfilano dalle dita con la stessa facilità con cui si infilano nei letti uomini -o donne- amanti.
Dorothy Dandridge, bellissima attrice di colore, visse per ottenere un ruolo cinematografico che non fosse da schiava o regina della giungla. La folle poetessa Anne Sexton studiò e levigò per anni il suo suicidio, come il falegname che vuole "sapere quali attrezzi" e non "perché costruire". L'arredatrice Dorothy Draper costrinse un fattore a cambiare la razza delle mucche al pascolo per intonarle a un suo nuovo resort di campagna. La modella Lee Miller abbandonò la leggendaria bellezza per fotografare il volto atroce della morte in guerra. E la pilota Amelia Earhart trasvolò oceani per poi sparire misteriosamente in volo.
Che fossero artiste o scienziate, signore da salotto o mogli di celebri uomini, le americane avventurose firmarono al femminile un secolo.

Cristina De Stefano quando era bambina sognava di scrivere il seguito di Via col vento e ci lavorava seriamente. Non ce l'ha fatta, ma ha comunque finito per occuparsi di libri. Ne parla ogni mese su Elle e ne scrive di suoi . Vive a Parigi con un marito, due figli e un gatto. Bibliografia


17 aprile - Leggimi forte

Incontro con Rita Valentino Merletti

LEGGIMI FORTE. Accompagnare i bambini nel grande universo della lettura di Bruno Tognolini e Rita Valentino Merletti ed. Salani 2006

fontemagiadellascrittura.it

“Leggimi forte” che significa “ad alta voce” ma anche “leggimi forte” che suona un po’ come “abbracciami forte”, cioè cullami con le parole, dammi conforto e rassicurami con la tua voce, fammi sognare con il racconto, stiamo vicini, viviamo insieme questa storia…

E' il titolo di un saggio scritto a 4 mani da Bruno Tognolini (autore di testi per bambini e ragazzi) e Rita Valentino Merletti (esperta di letteratura per l’infanzia).Il libro spiega come far nascere nei bambini l’amore per i libri e la lettura, e come tessere un rapporto complice e speciale tra genitori e figli con il filo dei racconti, delle storie, delle filastrocche. Un rapporto-lettura che coinvolge tutti i sensi e fa stare bene tutt’e tre, mamma, papà e bambino.

Poi il bambino impara a far da solo, non ha più bisogno del genitore che legge ad alta voce per lui e mima le voci e le atmosfere, non serve più “quel canto di balena che echeggia in quell’oceano sconfinato e incomprensibile che è una nuova vita”. Il bambino si sceglie i libri e se li legge, con piacere. Va a finire che ai papà e alle mamme “leggere forte” manca molto.

Rita Valentino Merletti, laureata in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università di Torino, ha perfezionato la sua preparazione negli Stati Uniti, studiando e lavorando presso il Simmons College (nell’ambito dei programmi di Master in Letteratura per l’Infanzia) e la Boston University (nell’ambito della School of Education). In Italia collabora con le principali riviste di settore, è responsabile di numerosi progetti di educazione alla lettura e conduce corsi di formazione per insegnanti, bibliotecari, educatori e genitori. Bibliografia


Settembre 2007-aprile 2008
Prosecuzione e conclusione del laboratorio delle Fiabe in patchwork* presso la libreria Ambarabaciccicoccò.
Si è trattato di un ciclo lunghissimo iniziato a settembre durante la Festa dei lettori 2007 e conclusosi ad aprile 2008.
Ha coinvolto le scuole elementari della città e i risultati sono visibili su un blog (www.fiabeinpatchwork.blogspot.com).

*Perchè patchwork?
Perchè si è trattato di un lavoro di “cucito” in cui da un numero x di pagine 58 sono state create delle storie nuove di zecca.

Hanno aderito al presidio di Corato:

Ass. Cult. Mne-Mò

Caritas cittadina

Fidapa

Cristiani in dialogo

Legambiente sez. Corato

Ar.Co. (Associazione Architetti di Corato)

Associazione noprofit "I colori del mondo"

Corato antifascista

Circolo arci La locomotiva

Associazione La Banda


Collaborano:

Libreria Anima Mundi

Libreria Ambarabàciccicocò