La città ideale: sogno o progetto realizzabile?
25, 26 e 27 Novembre 2008
Biblioteca Comunale di Corato
N.B. Ogni intervento è stato introdotto dalla lettura&presentazione di un libro.
25 Novembre
Qualità urbane e qualità del costruito: I sensi dell’architettura.
Arch. Antonella Varesano.
Il libro: Le città invisibili di Italo Calvino
26 Novembre
Architettura di pietra: un ideale mediterraneo
Arch. Giuseppe Fallacara
Il libro: Buoni edifici, meravigliose rovine. Louis I. Kahn e il mestiere dell'architettura di Nicola Braghieri
27 Novembre
“r’ casidd: un rifugio ideale”
Arch. Grazia Maria Roberto.
Il libro: Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar
La "città ideale" di Coraton nei progetti di tre architetti
Fonte: coratolive.it
Come raccontato nell'articolo di presentazione di ieri, ad inaugurare l'edizione 2008 della maratona benefica Coraton, saranno tre incontri con altrettanti architetti in cui si discuterà concretamente della "città ideale".
Fonte: coratolive.it
Come raccontato nell'articolo di presentazione di ieri, ad inaugurare l'edizione 2008 della maratona benefica Coraton, saranno tre incontri con altrettanti architetti in cui si discuterà concretamente della "città ideale".
Una novità assoluta per questa manifestazione che si pone l'obiettivo di rispondere con elementi concreti alla realizzazione del progetto Coraton parlando di qualità urbane, qualità del costruito, architettura di pietra e del rifugio ideale delle "casidd". Perchè anche il punto di vista strutturale di una costruzione deve riflettere un'idea etica.
Gli incontri si svolgeranno nelle serate di oggi, domani e giovedì, sempre alle 18.30 presso la Biblioteca Comunale e vedranno protagonisti gli architetti Antonella Varesano, Giuseppe Fallacara e Grazia Maria Roberto.
Nel primo incontro di questa sera Antonella Varesano parlerà di "qualità urbana e qualità del costruito: i sensi dell’Architettura".
«In tempi in cui c’è grande bisogno di “senso” - anticipa l'architetto Varesano - è importante soffermarsi a riflettere su quali potrebbero essere, per noi, le caratteristiche di una città ideale... e se questa è solo un sogno o un progetto realizzabile.
Ogni contesto sociale, culturale ed economico, con i propri valori, ha definito di volta in volta criteri di qualità urbana differenti.
In tutte le civiltà del passato la città, attraverso l’Architettura, era modellata dal rapporto con l’ambiente circostante, con la natura; oggi l’ambiente è solo un ostacolo all’incredibile accelerazione delle trasformazioni prodotte dall’uomo.
L’architettura, d’altronde, è sempre più autorappresentativa ma avulsa dal contesto ambientale, disinteressata al rapporto con l’acqua, i venti, il soleggiamento, l’orografia del terreno.
D'altronde “una casa non deve essere su una collina o su un qualsiasi altro luogo. Deve essere della collina, appartenerle, in modo tale che collina e casa possano vivere insieme, ciascuna delle due più felice per merito dell’altra”. (Frank Lloyd Wright).
Ecco perché ad un certo punto si è sentito il bisogno di parlare di bioarchitettura, di bioedilizia o, meglio, di architettura bio-eco-logica: architettura ed edilizia per la vita.
L’architettura o è per l’uomo, (e quindi sostenibile) o non è architettura... ma solo mercificazione di nuovi prodotti.
L’architettura non è solo realizzazione di un ambiente funzionale ma è una vera e propria “arte sociale” che ha la possibilità di far riflettere, informare, educare e trasformare; un’architettura, quindi, che deve essere capace di influenzare il cambiamento sociale e rispondere positivamente alla crisi ambientale ed economica in corso».
Domani sera sarà invece la volta dell'architetto Giuseppe Fallacara, ricercatore Universitario presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Bari, Professore di Progettazione Stereotomica, autore di numerosi articoli e monografie sull’aggiornamento tecnico della costruzione in pietra da taglio e visiting professor in diverse università italiane ed estere (Budapest, Parigi, Madrid, Washington).
Con lui si parlerà di architettura di pietra: riflessioni e progetti in corso.
Nell'incontro conclusivo di giovedì invece relatrice sarà l'architetto Grazia Maria Roberto.
«La città ideale - spiega l'architetto Roberto - fa da sfondo al "rifugio ideale" che vi presenteremo. Questo rifugio in realtà non è in città, ma immerso nel paesaggio dell’Alta Murgia e creato in modo tale da ospitare il proprietario tutte le volte che voglia fuggire dalla città, quella che ha veramente poco di “ideale”. Vi esporremo il progetto corredato da quegli aneddoti che hanno accompagnato la redazione dello stesso e che ancora caratterizzano lo svolgersi del cantiere».
Nell'incontro conclusivo di giovedì invece relatrice sarà l'architetto Grazia Maria Roberto.
«La città ideale - spiega l'architetto Roberto - fa da sfondo al "rifugio ideale" che vi presenteremo. Questo rifugio in realtà non è in città, ma immerso nel paesaggio dell’Alta Murgia e creato in modo tale da ospitare il proprietario tutte le volte che voglia fuggire dalla città, quella che ha veramente poco di “ideale”. Vi esporremo il progetto corredato da quegli aneddoti che hanno accompagnato la redazione dello stesso e che ancora caratterizzano lo svolgersi del cantiere».
I libri, gli autori
Le città invisibili di Italo Calvino ed. Mondadori
Italo Calvino (1923-1985), di origine ligure, è nato a Santiago de Las Vegas, a Cuba, e ha vissuto lungamente a Parigi. È stato per molti anni collaboratore della casa editrice Einaudi, in qualità di redattore e poi di consulente. Tra i suoi libri ricordiamo quelli ispirati all'esperienza della guerra e della lotta partigiana Il sentiero dei nidi di ragno, Ultimo venne il corvo e L'entrata in guerra, la raccolta delle Fiabe italiane, i racconti del periodo torinese La speculazione edilizia, La nuvola di smog, La formica argentina, La giornata di uno scrutatore, e le opere dalla struttura narrativa particolarmente originale, come le Cosmicomiche, Ti con zero, Le città invisibili, Il castello dei destini incrociati, Se una notte d'inverno un viaggiatore, Palomar. Nella vasta produzione dell'autore, un posto a parte spetta alla trilogia I nostri antenati, scritta tra il 1952 e il 1959 e pubblicata da Mondadori (2006). Bibliografia
My Architect. Alla ricerca di Louis Kahn un film di Nathaniel Kahn + il libro di Nicola Braghieri Buoni edifici, magnifiche rovine. Louis I. Kahn e il mestiere dell'architettura ed. Feltrinelli
DVD + libro.
DVD + libro.
Mentre un figlio (illegittimo) cerca suo padre, tentando di comprendere le ragioni di un abbandono, noi spettatori scopriamo la vita e la potenza creatrice dell'architetto Louis Kahn, uno dei più grandi artisti del Ventesimo secolo. Nomination all’Oscar come miglior documentario nel 2004. Nominato agli Indipendent Spirit Awards 2004. Premio a Nathaniel Kahn al Director's Guild of America 2004. Insieme al DVD il libro Buoni edifici, meravigliose rovine. Louis I. Kahn e il mestiere dell'architettura di Nicola Braghieri.
Il film
My Architect è una storia d’amore, tradimento e perdono, un’esplorazione unica nel mondo dell’architettura. Un figlio intraprende un viaggio, che durerà cinque anni e toccherà cinque continenti, per ritrovare le tracce di suo padre. Ma il padre, morto quando il regista aveva appena 11 anni, non è un personaggio qualsiasi: è Louis Khan, da molti considerato il più grande architetto del Dopoguerra.
Approfondimento
Secondo i più importanti storici dell’architettura, Louis Kahn è stato il più influente architetto della seconda metà del Ventesimo secolo. Tutti i grandi architetti contemporanei descrivono il suo lavoro come “fondamentale e formativo”. Figlio di rifugiati ebrei, dopo un’infanzia poverissima negli Stati Uniti, Khan divenne architetto e creò in tutto il mondo alcuni affascinanti edifici e interi quartieri, creature “spirituali” fatte di luce, mattoni, cemento ed acqua che, come è stato scritto, “hanno cambiato la nostra vita e il nostro modo di vivere lo spazio”.
Ma se la vita pubblica di Khan fu costellata di successi e riconoscimenti internazionali, la sua vita privata fu assai più catastrofica e contraddittoria. Sposato per decenni con la stessa donna, ebbe due figli illegittimi da due diverse relazioni al di fuori del matrimonio.
Il regista del film, Nathaniel, il figlio avuto dall’ultima amante, ricorda i meravigliosi racconti che, bambino, ascoltava da suo padre: l’India misteriosa, tigri, briganti e foreste. Ma ricorda anche il dolore perpetuo dell’abbandono: suo padre che saliva in macchina per tornare, ogni sera, dalla sua “vera” e legittima famiglia. Per anni, Nathaniel ascoltava suo padre promettere, che sì, un giorno, appena fosse stato possibile, avrebbe finalmente riunito le sue tre famiglie in un’unica casa. Ma nel 1974 Louis Khan morì improvvisamente, carico di debiti, lasciando dietro di sé dolore, rimpianto, rabbia.
My Architect è una ricerca personale, ma descrive con sguardo cinematografico unico i lavori e gli edifici progettati da Khan, incontra i suoi colleghi, i suoi studenti, la moglie, i figli. Si passa dai sotterranei della Penn Station a New York, a Dhaka, in Bangladesh, dall’India a Gerusalemme.
Da questo viaggio Nathaniel, bambino quando Louis morì, cerca di ricostruire la figura di un padre geniale, ispirato, bizzarro, ma allo stesso tempo dolorosamente lontano, scontrandosi con una realtà di abbandono non semplice da accettare.
www.myarchitectfilm.com
My Architect è una storia d’amore, tradimento e perdono, un’esplorazione unica nel mondo dell’architettura. Un figlio intraprende un viaggio, che durerà cinque anni e toccherà cinque continenti, per ritrovare le tracce di suo padre. Ma il padre, morto quando il regista aveva appena 11 anni, non è un personaggio qualsiasi: è Louis Khan, da molti considerato il più grande architetto del Dopoguerra.
Approfondimento
Secondo i più importanti storici dell’architettura, Louis Kahn è stato il più influente architetto della seconda metà del Ventesimo secolo. Tutti i grandi architetti contemporanei descrivono il suo lavoro come “fondamentale e formativo”. Figlio di rifugiati ebrei, dopo un’infanzia poverissima negli Stati Uniti, Khan divenne architetto e creò in tutto il mondo alcuni affascinanti edifici e interi quartieri, creature “spirituali” fatte di luce, mattoni, cemento ed acqua che, come è stato scritto, “hanno cambiato la nostra vita e il nostro modo di vivere lo spazio”.
Ma se la vita pubblica di Khan fu costellata di successi e riconoscimenti internazionali, la sua vita privata fu assai più catastrofica e contraddittoria. Sposato per decenni con la stessa donna, ebbe due figli illegittimi da due diverse relazioni al di fuori del matrimonio.
Il regista del film, Nathaniel, il figlio avuto dall’ultima amante, ricorda i meravigliosi racconti che, bambino, ascoltava da suo padre: l’India misteriosa, tigri, briganti e foreste. Ma ricorda anche il dolore perpetuo dell’abbandono: suo padre che saliva in macchina per tornare, ogni sera, dalla sua “vera” e legittima famiglia. Per anni, Nathaniel ascoltava suo padre promettere, che sì, un giorno, appena fosse stato possibile, avrebbe finalmente riunito le sue tre famiglie in un’unica casa. Ma nel 1974 Louis Khan morì improvvisamente, carico di debiti, lasciando dietro di sé dolore, rimpianto, rabbia.
My Architect è una ricerca personale, ma descrive con sguardo cinematografico unico i lavori e gli edifici progettati da Khan, incontra i suoi colleghi, i suoi studenti, la moglie, i figli. Si passa dai sotterranei della Penn Station a New York, a Dhaka, in Bangladesh, dall’India a Gerusalemme.
Da questo viaggio Nathaniel, bambino quando Louis morì, cerca di ricostruire la figura di un padre geniale, ispirato, bizzarro, ma allo stesso tempo dolorosamente lontano, scontrandosi con una realtà di abbandono non semplice da accettare.
www.myarchitectfilm.com
Memorie di Adriano. Seguite da Taccuini di appunti di Marguerite Yourcenar, curatore Storoni Mazzolani L., ed. Einaudi (collana Super ET)
In sintesi
«Mi sentivo responsabile della bellezza del mondo», dice di sé Adriano, questo personaggio cosí raffinatamente calato nella sua epoca, eppure cosí vicino al tormento di ogni uomo, di ogni tempo, nell'accanita ricerca di un accordo tra felicità e logica, tra intelligenza e fato.
Il capolavoro di Marguerite Yourcenar unisce al cesello perfetto della ricostruzione storica il coraggio di presentare a tutto tondo un grand'uomo, l'altezza del suo pensiero, la disponibilità intellettuale, le intuizioni profetiche, donandoci non già un saggio erudito, ma un libro dei giorni nostri, e dei giorni a venire. Perché, come ha scritto la Yourcenar, «non siamo i soli a guardare in faccia un avvenire inesorabile».
I taccuini di appunti dell'autrice (annotazioni di studio, lampi di autobiografia, ricordi, vicissitudini della scrittura) perfezionano la conoscenza di un'opera che fu pensata, composta, smarrita, corretta per quasi un trentennio. La nota della traduttrice, Lidia Storoni Mazzolani, ci regala la storia di un'amicizia nata lavorando insieme alla versione italiana.
Nata a Bruxelles nel 1903 da padre francese e madre belga, Marguerite de Crayencour ha cominciato a pubblicare poesie e brevi prose nel 121, firmando con lo pseudonimo di Marguerite Yourcenar, anagramma del suo vero nome. Il suo primo romanzo, Alexis o il trattato della lotta vana, è del 1929. Seguono anni di viaggi in Europa e negli Stati Uniti, paese in cui si trasferisce nel 1939. torna negli anni '50, pubblica Memorie di Adriano, considerato il suo capolavoro, che Einaudi traduce nel 1963. Nel 1974 pubblica il primo volume della storia della sua famiglia, Care memorie, di cui Archivi del Nord costituisce il seguito cronologico. Nel 1981 viene eletta, prima e unica donna, tra gli «Immortali» dell'«Académie Française», che peraltro non frequenta, continuando ad alternare i suoi viaggi con lunghi soggiorni a Mount Desert, sulla costa atlantica degli Stati Uniti, dove ha la sua casa, e dove si spegne il 17 dicembre 1987. Aveva appena terminato il terzo capitolo dell'autobiografia famigliare, Quoi? L'Éternité?, uscito sempre presso Einaudi, che ha anche tradotto un volume di racconti, Come l'acqua che scorre, e due raccolte di saggi, Il Tempo, grande scultore e Pellegrina e straniera. Ricordiamo inoltre una ricchissima biografia scritta da Josyane Savigneau: L'invenzionedi una vita: Marguerite Yourcenar. Bibliografia