martedì 7 aprile 2009

P.S. 2008 - Partecipazione a Coraton 2008

La città ideale: sogno o progetto realizzabile?
25, 26 e 27 Novembre 2008 
Biblioteca Comunale di Corato 

N.B. Ogni intervento è stato introdotto dalla lettura&presentazione di un libro.

25 Novembre
Qualità urbane e qualità del costruito: I sensi dell’architettura.
Arch. Antonella Varesano. 


Il libro: Le città invisibili di Italo Calvino

26 Novembre 

Architettura di pietra: un ideale mediterraneo 

Arch. Giuseppe Fallacara 

Il libro: Buoni edifici, meravigliose rovine. Louis I. Kahn e il mestiere dell'architettura di Nicola Braghieri


27 Novembre
“r’ casidd: un rifugio ideale” 

Arch. Grazia Maria Roberto.
Il libro: Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar

La "città ideale" di Coraton nei progetti di tre architetti
Fonte: coratolive.it
Come raccontato nell'articolo di presentazione di ieri, ad inaugurare l'edizione 2008 della maratona benefica Coraton, saranno tre incontri con altrettanti architetti in cui si discuterà concretamente della "città ideale".

Una novità assoluta per questa manifestazione che si pone l'obiettivo di rispondere con elementi concreti alla realizzazione del progetto Coraton parlando di qualità urbane, qualità del costruito, architettura di pietra e del rifugio ideale delle "casidd". Perchè anche il punto di vista strutturale di una costruzione deve riflettere un'idea etica. 
Gli incontri si svolgeranno nelle serate di oggi, domani e giovedì, sempre alle 18.30 presso la Biblioteca Comunale e vedranno protagonisti gli architetti Antonella Varesano, Giuseppe Fallacara e Grazia Maria Roberto.
Nel primo incontro di questa sera Antonella Varesano parlerà di "qualità urbana e qualità del costruito: i sensi dell’Architettura".

«In tempi in cui c’è grande bisogno di “senso” - anticipa l'architetto Varesano - è importante soffermarsi a riflettere su quali potrebbero essere, per noi, le caratteristiche di una città ideale... e se questa è solo un sogno o un progetto realizzabile.
Ogni contesto sociale, culturale ed economico, con i propri valori, ha definito di volta in volta criteri di qualità urbana differenti. 
In tutte le civiltà del passato la città, attraverso l’Architettura, era modellata dal rapporto con l’ambiente circostante, con la natura; oggi l’ambiente è solo un ostacolo all’incredibile accelerazione delle trasformazioni prodotte dall’uomo. 

L’architettura, d’altronde, è sempre più autorappresentativa ma avulsa dal contesto ambientale, disinteressata al rapporto con l’acqua, i venti, il soleggiamento, l’orografia del terreno.
D'altronde “una casa non deve essere su una collina o su un qualsiasi altro luogo. Deve essere della collina, appartenerle, in modo tale che collina e casa possano vivere insieme, ciascuna delle due più felice per merito dell’altra”. (Frank Lloyd Wright).
Ecco perché ad un certo punto si è sentito il bisogno di parlare di bioarchitettura, di bioedilizia o, meglio, di architettura bio-eco-logica: architettura ed edilizia per la vita.
L’architettura o è per l’uomo, (e quindi sostenibile) o non è architettura... ma solo mercificazione di nuovi prodotti.
L’architettura non è solo realizzazione di un ambiente funzionale ma è una vera e propria “arte sociale” che ha la possibilità di far riflettere, informare, educare e trasformare; un’architettura, quindi, che deve essere capace di influenzare il cambiamento sociale e rispondere positivamente alla crisi ambientale ed economica in corso». 
Domani sera sarà invece la volta dell'architetto Giuseppe Fallacara, ricercatore Universitario presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Bari, Professore di Progettazione Stereotomica, autore di numerosi articoli e monografie sull’aggiornamento tecnico della costruzione in pietra da taglio e visiting professor in diverse università italiane ed estere (Budapest, Parigi, Madrid, Washington). 

Con lui si parlerà di architettura di pietra: riflessioni e progetti in corso.
Nell'incontro conclusivo di giovedì invece relatrice sarà l'architetto 
Grazia Maria Roberto.
«La città ideale - spiega l'architetto Roberto - fa da sfondo al "rifugio ideale" che vi presenteremo. 

Questo rifugio in realtà non è in città, ma immerso nel paesaggio dell’Alta Murgia e creato in modo tale da ospitare il proprietario tutte le volte che voglia fuggire dalla città, quella che ha veramente poco di “ideale”. 

Vi esporremo il progetto corredato da quegli aneddoti che hanno accompagnato la redazione dello stesso e che ancora caratterizzano lo svolgersi del cantiere».


I libri, gli autori

Le città invisibili di Italo Calvino ed. Mondadori

"Che cos'è oggi la città per noi? Penso d'aver scritto qualcosa come un ultimo poema d'amore alle città, nel momento in cui diventa sempre più difficile viverle come città." (Da una conferenza di Calvino tenuta a New York nel 1983) Città reali scomposte e trasformate in chiave onirica, e città diaboliche e surreali che diventano archetipi moderni di un testo narrativo altamente poetico.

Italo Calvino (1923-1985), di origine ligure, è nato a Santiago de Las Vegas, a Cuba, e ha vissuto lungamente a Parigi. È stato per molti anni collaboratore della casa editrice Einaudi, in qualità di redattore e poi di consulente. Tra i suoi libri ricordiamo quelli ispirati all'esperienza della guerra e della lotta partigiana Il sentiero dei nidi di ragno, Ultimo venne il corvo e L'entrata in guerra, la raccolta delle Fiabe italiane, i racconti del periodo torinese La speculazione edilizia, La nuvola di smog, La formica argentina, La giornata di uno scrutatore, e le opere dalla struttura narrativa particolarmente originale, come le Cosmicomiche, Ti con zero, Le città invisibili, Il castello dei destini incrociati, Se una notte d'inverno un viaggiatore, Palomar. Nella vasta produzione dell'autore, un posto a parte spetta alla trilogia I nostri antenati, scritta tra il 1952 e il 1959 e pubblicata da Mondadori (2006). Bibliografia

 My Architect. Alla ricerca di Louis Kahn un film di Nathaniel Kahn + il libro di Nicola Braghieri Buoni edifici, magnifiche rovine. Louis I. Kahn e il mestiere dell'architettura ed. Feltrinelli
DVD + libro. 

Mentre un figlio (illegittimo) cerca suo padre, tentando di comprendere le ragioni di un abbandono, noi spettatori scopriamo la vita e la potenza creatrice dell'architetto Louis Kahn, uno dei più grandi artisti del Ventesimo secolo. Nomination all’Oscar come miglior documentario nel 2004. Nominato agli Indipendent Spirit Awards 2004. Premio a Nathaniel Kahn al Director's Guild of America 2004. Insieme al DVD il libro Buoni edifici, meravigliose rovine. Louis I. Kahn e il mestiere dell'architettura di Nicola Braghieri.
Il film
My Architect è una storia d’amore, tradimento e perdono, un’esplorazione unica nel mondo dell’architettura. Un figlio intraprende un viaggio, che durerà cinque anni e toccherà cinque continenti, per ritrovare le tracce di suo padre. Ma il padre, morto quando il regista aveva appena 11 anni, non è un personaggio qualsiasi: è Louis Khan, da molti considerato il più grande architetto del Dopoguerra.
Approfondimento
Secondo i più importanti storici dell’architettura, Louis Kahn è stato il più influente architetto della seconda metà del Ventesimo secolo. Tutti i grandi architetti contemporanei descrivono il suo lavoro come “fondamentale e formativo”. Figlio di rifugiati ebrei, dopo un’infanzia poverissima negli Stati Uniti, Khan divenne architetto e creò in tutto il mondo alcuni affascinanti edifici e interi quartieri, creature “spirituali” fatte di luce, mattoni, cemento ed acqua che, come è stato scritto, “hanno cambiato la nostra vita e il nostro modo di vivere lo spazio”.
Ma se la vita pubblica di Khan fu costellata di successi e riconoscimenti internazionali, la sua vita privata fu assai più catastrofica e contraddittoria. Sposato per decenni con la stessa donna, ebbe due figli illegittimi da due diverse relazioni al di fuori del matrimonio.
Il regista del film, Nathaniel, il figlio avuto dall’ultima amante, ricorda i meravigliosi racconti che, bambino, ascoltava da suo padre: l’India misteriosa, tigri, briganti e foreste. Ma ricorda anche il dolore perpetuo dell’abbandono: suo padre che saliva in macchina per tornare, ogni sera, dalla sua “vera” e legittima famiglia. Per anni, Nathaniel ascoltava suo padre promettere, che sì, un giorno, appena fosse stato possibile, avrebbe finalmente riunito le sue tre famiglie in un’unica casa. Ma nel 1974 Louis Khan morì improvvisamente, carico di debiti, lasciando dietro di sé dolore, rimpianto, rabbia.
My Architect è una ricerca personale, ma descrive con sguardo cinematografico unico i lavori e gli edifici progettati da Khan, incontra i suoi colleghi, i suoi studenti, la moglie, i figli. Si passa dai sotterranei della Penn Station a New York, a Dhaka, in Bangladesh, dall’India a Gerusalemme.
Da questo viaggio Nathaniel, bambino quando Louis morì, cerca di ricostruire la figura di un padre geniale, ispirato, bizzarro, ma allo stesso tempo dolorosamente lontano, scontrandosi con una realtà di abbandono non semplice da accettare.
www.myarchitectfilm.com


Memorie di Adriano. Seguite da Taccuini di appunti di Marguerite Yourcenar, curatore Storoni Mazzolani L., ed. Einaudi  (collana Super ET)

In sintesi
«Mi sentivo responsabile della bellezza del mondo», dice di sé Adriano, questo personaggio cosí raffinatamente calato nella sua epoca, eppure cosí vicino al tormento di ogni uomo, di ogni tempo, nell'accanita ricerca di un accordo tra felicità e logica, tra intelligenza e fato.
Il capolavoro di Marguerite Yourcenar unisce al cesello perfetto della ricostruzione storica il coraggio di presentare a tutto tondo un grand'uomo, l'altezza del suo pensiero, la disponibilità intellettuale, le intuizioni profetiche, donandoci non già un saggio erudito, ma un libro dei giorni nostri, e dei giorni a venire. Perché, come ha scritto la Yourcenar, «non siamo i soli a guardare in faccia un avvenire inesorabile».
I taccuini di appunti dell'autrice (annotazioni di studio, lampi di autobiografia, ricordi, vicissitudini della scrittura) perfezionano la conoscenza di un'opera che fu pensata, composta, smarrita, corretta per quasi un trentennio. La nota della traduttrice, Lidia Storoni Mazzolani, ci regala la storia di un'amicizia nata lavorando insieme alla versione italiana. 

Marguerite Yourcenar  
Nata a Bruxelles nel 1903 da padre francese e madre belga, Marguerite de Crayencour ha cominciato a pubblicare poesie e brevi prose nel 121, firmando con lo pseudonimo di Marguerite Yourcenar, anagramma del suo vero nome. Il suo primo romanzo, Alexis o il trattato della lotta vana, è del 1929. Seguono anni di viaggi in Europa e negli Stati Uniti, paese in cui si trasferisce nel 1939. torna negli anni '50, pubblica Memorie di Adriano, considerato il suo capolavoro, che Einaudi traduce nel 1963. Nel 1974 pubblica il primo volume della storia della sua famiglia, Care memorie, di cui Archivi del Nord costituisce il seguito cronologico. Nel 1981 viene eletta, prima e unica donna, tra gli «Immortali» dell'«Académie Française», che peraltro non frequenta, continuando ad alternare i suoi viaggi con lunghi soggiorni a Mount Desert, sulla costa atlantica degli Stati Uniti, dove ha la sua casa, e dove si spegne il 17 dicembre 1987. Aveva appena terminato il terzo capitolo dell'autobiografia famigliare, Quoi? L'Éternité?, uscito sempre presso Einaudi, che ha anche tradotto un volume di racconti, Come l'acqua che scorre, e due raccolte di saggi, Il Tempo, grande scultore e Pellegrina e straniera. Ricordiamo inoltre una ricchissima biografia scritta da Josyane Savigneau: L'invenzionedi una vita: Marguerite Yourcenar. Bibliografia

giovedì 19 febbraio 2009

creaAZIONE favolosa



La Costituzione raccontata ai bambini
di
Flavia Ferrante

Art. 16: Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza.
Ogni cittadino è libero di uscire dal territorio della Repubblica e di rientrarvi, salvo gli obblighi di legge.

Art. 17: i cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz'armi.
Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica.

Art. 18: i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale. Sono proibite le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare. 

Questi gli articoli della costituzione, rivisitati da Anna Sarfatti nel suo “La costituzione raccontata ai bambini", che hanno ispirato la creazione del grande libro puzzle illustrato durante il laboratorio (organizzato dai Presidi del Libro di Corato)di “creAzione favolosa”  tenuto nei giorni scorsi presso la biblioteca comunale dall'illustratrice per l’infanzia Manuela Trimboli.
L’iniziativa, promossa dalla Regione Puglia assessorato al Mediterraneo in collaborazione con l'associazione dei Presidi del Libro, ha visto soprattutto nel pomeriggio di venerdì 19, la partecipazione di molti bambini dai nove agli undici anni che, con la collaborazione e l’entusiasmo tipici dell’infanzia, hanno seguito le indicazioni di Manuela Trimboli, divertendosi con i colori e con le nuove tecniche insegnategli.
Una “costituzione” costruita pezzo per pezzo, e soprattutto con impegno e vivacità, questo il risultato dell’iniziativa.
Un risultato che dovrebbe far riflettere i più grandi in un’ epoca di individualismo, in un’epoca in cui i cittadini si riuniscono di rado e in un’epoca in cui la collaborazione e l’entusiasmo sembrano carateristiche inutili e infantili, un laboratorio che dovrebbe insegnare agli adulti che dai bambini si ha sempre molto da imparare...
28 dicembre 2008

IL LIBRO
Ascolta i NON DEVI, bambino,
ascolta i NON C'E',
ascolta i NON PUOI,
gli IMPOSSIBILE, i MACCHE',
ascolta i NON SOGNARTI,
ma dopo ascoltami un po':
tutto può succedere, bambino,
TUTTO si può.
Shel Silverstein, Strada con uscita, Salani 1994
La Costituzione raccontata ai bambini di Anna Sarfatti, disegni di Serena Riglietti, ed. Mondadori 2006

- Immagina le parole della Costituzione, tutte schierate nei loro 139 articoli, rompere le righe e mettersi a giocare. Ecco che ogni articolo diventerebbe una filastrocca, una rima. L'articolo 1 reciterebbe così: "Democrazia vuol dire Popolo che decide - Che pensa, sceglie, elegge - Chi sono le sue guide". E il bambino risponderebbe: "Noi a scuola usiamo la votazione - Per scegliere il gioco di ricreazione!" -

Anna Sarfatti insegna nella scuola elementare, è autrice di libri per l’infanzia, traduttrice delle opere di Theodor Seuss Geisel, uno dei massimi rappresentanti americani della letteratura per l'infanzia. Bibliografia

N.B. LA PRESENTAZIONE DI TERESA MATTEI RENDE QUESTO LIBRO PREZIOSISSIMO!

TERESA MATTEI CHI?!
Teresa Mattei
"La ragazza del Novecento"
di 
Claudia Riconda, la Repubblica, 30-05-2006

«CHI ero a 25 anni? 
Una ragazzina che per la foto con De Nicola alla consegna della Costituzione aveva addosso il vestito di sua madre e le scarpe scalcagnate».

E´ ancora lei. Anche se oggi è una signora di 85 anni con una vita che è materia di tesi di laurea, Teresa Mattei sarà per sempre quella ragazza del Novecento.
La partigiana Chicchi, ribelle, fedele a se stessa e ai valori per cui ha sempre lottato.
La giustizia e la libertà. «I valori su cui dovrebbe essere fondata la nostra Repubblica».
Già madre a 25 anni, anzi Madre: la Costituzione l´ha scritta lei.
La più giovane deputata italiana alla Costituente, la «ragazzina» di Montecitorio.
Una delle tre donne ancora in vita delle ventuno che fecero parte di quell´Assemblea, l´unica degli eletti in Toscana che può ancora raccontare quel 2 giugno del 1946: «Fu un giorno emozionante per tutte le donne italiane che votarono per la prima volta, e per me. 
Ero candidata per il Pci nel collegio di Firenze e Pistoia, ma non votai per me stessa.
Mi sembrava una cosa vergognosa: sentivo di prendere il posto di chi valeva più di me, di chi era morto per liberare il nostro paese.
Votai per Giuseppe Rossi, un operaio diventato intellettuale in galera».
Teresa Mattei, che ieri ha tenuto la sua orazione civile nel consiglio straordinario che la Provincia ha dedicato ai sessant´anni dal voto alle donne, ha consegnato la sua vita all´Italia. 
L´ha fatto a vent´anni, come partigiana gappista, per liberare il paese e Firenze dai nazifascisti, e lo fa ancora oggi, girando di scuola in scuola, di città in città, per salvare l´Italia da quello che lei definisce «un orrendo attentato alla nostra Costituzione: l´efferata legge di riforma che a giugno abrogheremo con il referendum.
La Costituzione va difesa con le unghie e con i denti: non deve essere modificata, va solo applicata. 
Se i principi di parità e uguaglianza lì sanciti fossero stati applicati, forse oggi sarebbero le donne a governare questo paese».
Un voto, quello di sessant´anni fa, figlio del contributo decisivo delle donne alla Resistenza. «Quel voto ce lo siamo conquistate. 
Nessuna Resistenza sarebbe potuta essere senza le donne.
Si dice che furono poche le partigiane, ma non è vero: ogni donna che io ho incontrato in quel periodo era una partigiana.
Per aver diviso a metà una patata con chi aveva fame, aver svuotato gli armadi per vestire i disertori, aver rischiato la vita tenendo in soffitta profughi o ebrei.
Era quella la vera Resistenza. 
Io ho combattuto, ma certo non mi divertivo a far saltare i treni o altre cose.
La violenza dei tedeschi l´ho pagata sulla mia pelle di donna».

Cosa volesse dire, allora, diventare cittadine non è facile da capire oggi. 
«Significava acquisire una parte di quella sovranità che spettava a tutti. Ogni cittadino era sovrano, libero di realizzare un suo progetto di vita. Le donne non ne furono pienamente consapevoli, ma sentivano che quel potere spettava anche a loro. 
Avevano patito troppe ingiustizie. In guerra avevano guidato treni, fatto le postine, poi finita la guerra erano state rimandate a casa. In campagna elettorale per la Costituente parlai con le infermiere di Careggi: mi confessarono che erano tutte ragazze madri perché le leggi fasciste impedivano loro di sposarsi e di riconoscere i figli».
Da partigiana a candidata per il Pci alla Costituente. Fu Togliatti, segretario del partito, a dire: Teresa Mattei la voglio a Roma. 
«Il partito mi mise in mano un foglietto: tieni, i comizi li fai su questi argomenti. Io mi ribellai: no, dissi, io non seguo ordini.
Voglio essere una ragazza che dice quello che sente, racconterò la verità della vita. 
Parlavo alle donne di uguaglianza, di accesso paritario, libertà di studiare. E le donne cominciavano a crederci. La guerra, svuotando le case, le aveva lasciate sole a gestire tutto: era stata la guerra a renderle responsabili».
Alla Costituente furono elette 21 donne su 556 deputati.
L´accoglienza a Montecitorio fu un misto di paternalismo, dileggio, stima. 
«Imbarazzo, soprattutto. E interesse per le più giovani e carine, tutto un chiedere con chi erano state a letto per essersi potute guadagnare quel posto.
Un´atmosfera non troppo diversa da oggi se Rosi Bindi si deve sentire offendere in quel modo becero. 
Un giorno alla Costituente feci un discorso sulla parità di accesso in magistratura. Si alzò un deputato liberale: signorina, mi disse, non onorevole ma disse proprio signorina, ma lei lo sa che in certi giorni del mese le donne non ragionano?
E io gli risposi: ci sono uomini che non ragionano tutti i giorni del mese. C´era, insomma, uno spirito maschilista che si ribellava alle avanguardie di un esercito che sospettavano terribile».
Sei ministri donne nel governo Prodi, di cui cinque senza portafoglio, le avanguardie sono rimaste tali.
«Nemmeno un terzo di quanto è stato sancito dalla Costituzione si è realizzato. 
All´epoca eravamo convinte che quelle leggi sulla parità sarebbero entrate subito in vigore, ma sono rimasti principi sulla carta.
Nonostante mi fossi battuta per far inserire nel secondo comma dell'articolo tre quella formula "di fatto"».
Si deve proprio a Teresa Mattei se quel comma fu poi così definitivamente formulato: è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.«Era un bel proclama, ma mancava quell´immissione di concretezza.
E proposi quel "di fatto": fu accettato, non senza qualche alzata di sopracciglia. Solo una donna poteva avere quell'accortezza».


Hanno aderito al presidio di Corato:

Ass. Cult. Mne-Mò

Caritas cittadina

Fidapa

Cristiani in dialogo

Legambiente sez. Corato

Ar.Co. (Associazione Architetti di Corato)

Associazione noprofit "I colori del mondo"

Corato antifascista

Circolo arci La locomotiva

Associazione La Banda


Collaborano:

Libreria Anima Mundi

Libreria Ambarabàciccicocò